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 Articolo del 22/03/2007 Riduci

Visita alla tomba del monaco che ha dato il nome al paese lombardo

La presidente irlandese rilancia San Colombano

Mary McAleese firma la petizione: «Copatrono d' Europa»

BOBBIO (Piacenza) - L' occasione della visita ufficiale in Italia era troppo ghiotta. E Mary McAleese, presidente della Repubblica irlandese, non se l' è fatta sfuggire. Ieri mattina, mentre si spostava da Milano a Roma diretta al Quirinale, si è fermata a Bobbio, per pregare sulla tomba di San Colombano e firmare la petizione che vuole convincere il Papa Benedetto XVI a nominarlo copatrono d' Europa. Un riconoscimento che non guasterebbe per un monaco che tra il 540 e il 615 diffuse in Europa la regola monastica. San Colombano era un personaggio avventuroso. Viaggiò a dorso di mulo o a piedi lungo strade sconnesse e pericolose, sfidando il freddo e i briganti, e percorrendo itinerari così complessi e suggestivi da fargli guadagnare, qualche anno fa, il titolo di patrono dei motociclisti, che sulle sue strade oggi cercano emozioni e scorci insoliti. Nato in Irlanda, Colombano lasciò la sua terra all' età di 50 anni con l' obiettivo di diffondere la fede in Dio. Nell' antica Gallia conobbe l' onta dell' esilio, in Italia ottenne il favore dei Longobardi e da Milano partì per il suo ultimo viaggio. Puntava verso Roma, ma non ci arrivò. Raggiunse invece Bobbio, in Val Trebbia, dove fondò un cenobio e dove morì nel 615. Ieri Mary McAleese ha voluto visitare l' abbazia sorta nel piccolo centro piacentino e con il sorriso sulle labbra ha accettato di firmare la petizione illustratale dal sindaco Roberto Pasquali. La sua adesione è significativa, perché si aggiunge a quella di 38 vescovi italiani e 26 vescovi irlandesi, oltre che a quelle di amministratori pubblici e politici di Lombardia ed Emilia. In queste due regioni, del resto, è più sentito il culto di San Colombano, diffuso in una quarantina di centri italiani. Se a Bobbio si trova la tomba del santo, in Lombardia esiste un comune cui il monaco irlandese ha donato il nome e una vocazione vincente. Si tratta di San Colombano al Lambro, che secondo la leggenda ha preso questo nome dal santo che qui si fermò durante il viaggio verso la capitale della cristianità. «Non esistono documenti certi in proposito - spiega Mauro Steffenini, presidente del comitato colombaniano sorto in paese 10 anni fa -. Qui, però, la devozione per San Colombano è sempre stata fortissima, esiste una parrocchia a lui dedicata, ci sono racconti che parlano di un suo passaggio». Soprattutto pare che San Colombano abbia insegnato alla gente del posto a coltivare sulle colline la vite, con cui si produce quello che è uno dei vini doc della Lombardia. «Abbiamo tradotto le sue opere, organizziamo ogni anno incontri internazionali, abbiamo invitato anche il presidente del Parlamento europeo Pat Cox per risvegliare l' interesse intorno a questo protagonista della nostra storia medioevale», conclude Steffenini. Che ovviamente ieri era in prima fila, insieme a parecchi suoi concittadini, per salutare il presidente d' Irlanda affascinata dallo spirito del monaco viaggiatore.

Belloni Caterina

 


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